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Partite commentate

Lo Steinitz delle nuvole!

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Dalai Lama

Nel 2003 ci fu un grande vuoto nel mondo scacchistico viterbese, la scomparsa di Roberto D’Agostino (Viterbo, 07. 05. 1947 – Bergamo 23. 04. 2003), un vuoto ed un rimpianto di uguale amarezza. Se, infatti, la sua lontananza dall’attività agonistica degli ultimi anni, aggravata dal trasferimento in altra città per motivi di lavoro, ne ha impedito la frequentazione ai più giovani, l’influenza della sua personalità, della sua “presenza scenica”, delle sue capacità di catalizzare l’attenzione, la curiosità e il divertimento degli astanti attorno al suo gioco brioso, ha impresso, nella generazione che si è avvicinata agli scacchi sotto gli echi del match Spassky-Fischer del 1972, un’impronta di sapore leggendario.

Fu la persona che traghettò gli scacchi, praticati dai giocatori "ingessati" degli anni '50 '60, ai giovani che, dopo il suddetto match si avvicinavano al gioco, il più delle volte era lui stesso che pagava la loro iscrizione ai tornei!

Nella nostra città sono ancora molti i giocatori attivi che ricordano le sue doti istrioniche e la sua capacità di mettersi in luce attraverso la brillantezza del proprio stile, frutto più di talento naturale che non di studio approfondito.

La sua figura, tarchiata e massiccia, il suo volto, incorniciato da una barba dalla foggia steinitziana (e al primo Campione del Mondo, prima maniera, somigliava anche nel modo di giocare con partite condite da brillanti sacrifici) , le sue passioni insospettabili (non ultima delle quali il paracadutismo, nel cui esercizio difficilmente immaginiamo la sua mole che, fra le nuvole, tenta di contrastare la legge gravitazionale!), hanno indubbiamente contribuito a caratterizzarlo come vero e proprio “personaggio”, favorendo la nascita e lo sviluppo di un proselitismo scacchistico che Viterbo aveva bisogno d’incrementare.

Per capire la sua forza di carattere bisogna dire che, pur soffrendo di un grave disturbo respiratorio (la sera, vivendo da solo, doveva dormire attaccato al respiratore per non andare in apnea) come già detto conobbe e praticò il paracadutismo!

La sua propensione a uno stile di gioco spettacolare e romantico, era sovente enfatizzata dall’echeggiare, (al centro del consueto capannello di astanti che divertiti seguivano le sue partite) dello stentoreo grido: “D’Agostino vince!”, con cui nella sala del torneo annunciava, (invece da recarsi dall'arbitro a fine partita per comunicare la vittoria) seduto ancora alla scacchiera, le sue vittorie in mitici tornei lampo o semilampo, incutendo così timore (per la sua sicurezza e personalità) ai suoi prossimi avversari: in tali occasioni, non pochi Maestri romani (confidando che la “trasferta” a Viterbo fosse una facile mietitura di successi) si erano dovuti amaramente ricredere.

Una volta con suo amico viterbese, giocatore di modesta forza (ma che ricorda bene l'episodio) si recò in un circolo romano e, giocando una partita amichevole contro un noto maestro della capitale, dopo aver mentalmente calcolato una serie di mosse, condite con parole: "scacco, scacco, riprendo, scacco..." annunciò lo scacco matto in 6 mosse! E così fù!.

Un altro episodio da ricordare è quando, presso il mitico Bar Bonanni, alla fine di una maratona pomeridiana di partite lampo (in cui premeva l'orologio con il dito indice infilato in una bottiglietta di succo di frutta!), andò sotto di 6 partite ed essendo la posta proprio un succo di frutta a partita, fece stappare dal barista le sei bottigliette di succo dicendo al valido avversario: "Stasera mi hai battuto ma ti farò venire il cacarone!"

Di bianco amava il Gambetto di Re, aveva anche una certa predilezione per le aperture eccentriche (fra cui la neo-battezzata “Apertura S.Rosa” (patrona di Viterbo) : 1. d4, Cf6; 2. Cd2 oppure la rischiosissima 1.f3 seguita da 2.Rf2.

La sua proverbiale inventiva, si accompagna alla solidità nel trattamento dei finali, fase di gioco in cui eccelleva e nella quale ha sempre messo in luce una velocità, un colpo d’occhio ed una freddezza di calcolo che ben compensavano la sua riluttanza all’analisi o all’aggiornamento sulle aperture più in voga.

Nel 1969 fu anche uno dei fondatori (!) e naturalmente giocatore dell'ASIGC (Associazione Scacchistica Italiana del Gioco per Corrispondenza).

A volte il suo amore per gli scacchi lo spingeva a qualche commento che potrebbe apparire irriverente ma invece sempre schietto e bonario. Una famosa frecciata tipica del lottatore: “Sarai pure ingegnere, disse una volta , dopo aver battuto per l'ennesima volta un amico, ma giochi come un geometra!”.

Quando il Comune di Viterbo tolse le panchine dal quartiere Paradiso, dove abitava, ne rimase molto amareggiato ma non si arrese. Organizzò un torneo di scacchi chiamato: "1° Trofeo ex-panchine del Paradiso" per divulgare ancor di più l'ingiustizia.

Questo, e molto di più, è stato Roberto D’Agostino. Sarebbe facile, qui, indulgere a tentazioni di edificazione morale ch’egli stesso avrebbe detestato, ma è necessario dire almeno due parole sull’importanza del suo impegno sociale: dopo aver lasciato un impiego sicuro presso un sindacato per dedicarsi completamente all’attività di recupero di soggetti emarginati, aveva concentrato le sue energie lavorative in questa direzione, senza compromessi, rinunciando (trasferendosi a Milano) anche all’ambiente cittadino che lo aveva visto nascere e formarsi. Il suo contributo alla ricerca in questo campo, è dimostrato, fra l’altro, dalla comparsa del suo articolo "La famiglia oggetto e soggetto nel processo di riabilitazione", inserito nella pubblicazione AA.VV., Formazione degli operatori, Ed. Paoline, Milano 1991.

In conclusione, quand’anche non si fosse mai dichiarato un teorico del gioco nell’accezione tradizionale del termine, e nemmeno un didatta in senso canonico, Roberto D’Agostino ha saputo alimentare attorno a sé il carisma che spontaneamente il suo gioco, i suoi commenti e, addirittura, le sue scelte di vita avevano progressivamente sviluppato, fino a renderlo un esempio per chi lo abbia conosciuto.

Seppur mai insignito di categorie federali, nell’immaginario collettivo viterbese, egli è rimasto, e rimarrà, il “Maestro”.

Purtroppo, delle sue numerose partite giocate a tavolino non è rimasto granché di significativo, avendo egli dato il meglio di sé in tornei lampo o semilampo o addirittura, per quanto paradossale possa sembrare, in blitz (dalla durata di 5 minuti) amichevoli. Quasi fosse un improvvisatore di jazz, è stato apprezzato appieno unicamente da chi ha avuto la fortuna di assistere dal vivo alle sue esibizioni.

 

 

 

 

Nell'Agosto del 1972 D'Agostino ha pubblicato sul Gazzettino di Viterbo una posizione verificatasi tra 2 giocatori viterbesi. Il bianco molto probabilmente era lo stesso Roberto D'Agostino.

Al centro Roberto D'Agostino

A sinistra il Cav. Osvaldo Ferretti, arbitro dei tornei anni '70 - '80

A destra il maestro Gino Celli, vedere il suo profilo nell'articolo Attenti a quei due!

Viterbo, Teatro dell'Unione Settembre 1973 torneo lampo. Tra i partecipanti Zichichi, Primavera R., Passerotti... e indicato dalla freccia Roberto D'Agostino la cui partita (come descritto nell'articolo) è seguita da numerosi e divertiti spettatori.

"D'Agostino vince!"

Foto tratta da TuttoScacchi n° 6 Ottobbre 1973

Combinazione D'Agostino (?) - NN  Viterbo 1972

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